La strada per chissà dove

Il sole si fa spazio con delicatezza sulla pelle. Insieme a me gli odori e la sensazione di aver imbroccato la leva giusta.
Il movimento cadenzato che cerco di farmi entrare nelle gambe e nelle braccia a fare bella mostra di se sulla strada per chissà dove.
Spingere e mollare, fremere e tirare. Puntare le mani in basso e cercare di tenere a bada la strada metro dopo metro, sasso dopo sasso, curva dopo curva.
Il rumore è variazione virtuosa della meccanica, ronzio suadente, appena accennato sul pentagramma del paesaggio.
Intorno gli alberi sussurrano, e il sole delicato lo scopro timido quando si difende dietro intricati intrecci di verde.
Discesa, salita, piega a destra. La pedalata è rotonda.
Vedo le mie ginocchia salire e scendere, parallele e simmetriche, armoniche al manubrio.
Poi il silenzio e il fruscio smettono e il pignone diventa un tamburello impazzito, la catena una gonna che ruota abbracciando una piroetta.
Il ritmo tarantato di me che in piedi spingo e spingo acquisendo velocità su una lieve salita.
Ormai tutt'uno con il telaio e il suo scintillio, l'agilità sembra sfidare le leggi dell'universo in pieghe che non starebbero bene nemmeno sul doussiè.
I raggi brillano, il mozzo si muove di un moto innaturale. Liscio come se tutto ciò che gli esiste intorno non fosse davvero li.
Ne la fatica, ne il sudore, ne la sete, ne la fame.
Ma questo è solo un punto tra i due.
Se il primo è l'inizio, il secondo è la fine.
Ma di punti sul mio orizzonte non ne vedo.
Per oggi, magari solo col pensiero, mi riposerò qui.

Cris(trada)