"Finirai col trovare la via..." - VersoDoveNonSo
Pagina 1 di 1
"Finirai col trovare la via..." - VersoDoveNonSo
Dino Lanzaretti e Simone Salvagnin con Michele Mioni
VERSO DOVE NON SO PER IL MONDO SENZA META. IN TANDEM.
Il viaggio non finisce mai.Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro
possono prolungarsi in
memoria, in ricordo, in narrazione.
Quando il viaggiatore si è
seduto sulla sabbia della spiaggia e
ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non
era vero. Bisogna vedere quel che non si è
visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera
quel che si è visto in estate,
vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la
prima volta pioveva, vedere le
messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra
che non c'era. Bisogna
ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco
nuovi cammini. Bisogna
ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
(Josè Saramago)
DUE OCCHI PER VEDERE, QUATTRO GAMBE PER ANDARE.
15.000 chilometri, più o meno, in sella ad un tandem: da Schio "fino alla fine del mondo", attraverso i Balcani, la Turchia, l'Iran, le ex repubbliche Sovietiche, la Cina, il Pakistan e l'India, dove il viaggio, forse, ripartirà. In due, da soli, in piena autonomia. Con zaini, tenda, telecamera ad alta definizione, computer. Senza limiti di tempo o di direzione. Per accumulare incontri, emozioni, ricordi, sensazioni; per vivere, quindi, e per raccontare tutto in un blog in presa diretta, con le immagini, le parole, le persone che riusciremo a vedere, dire, sentire, presentare.
Pedalare. Scalare montagne. Camminare. Superare confini, fuori e soprattutto dentro di noi. Andare oltre i nostri limiti, oltre le Colonne d'Ercole del nostro abituale modo di "vedere" le cose.
Giorno dopo giorno, metro dopo metro.
Oltre il buon senso e le comodità di una vita normalmente produttiva.
Oltre, semplicemente.
(Simone Salvagnin)
Non siamo due pazzi velleitari e incoscienti. Ci stiamo preparando da mesi a quest'avventura, stiamo allenando il nostro corpo e la nostra mente: perché sappiamo che il viaggio assorbirà tutte le nostre energie, per molto tempo; sappiamo che dovremo affrontare situazioni-limite e che dovremo resistere. Come un albero, o una pietra. Certo, non siamo neanche tanto normali. Siamo due amici: Simone, musicista ipovedente, e Dino, viaggiatore appassionato ed esperto.
Partiamo ansiosi di non sapere mai cosa ci succederà domani.
IL VIAGGIO.
Andremo in direzione India, con la voglia di muoverci verso qualcosa che non conosciamo. In tandem, da soli, per farci beffa del problema alla vista di Simone.
In questo sito web racconteremo la nostra singolare esperienza in presa diretta. Telecamera e computer saranno gli inseparabili compagni che ci permetteranno di dare a tutti la possibilità di rivivere un'esperienza unica: 15.000 chilometri macinati solamente dalla forza delle nostre gambe e del nostro cuore. Ci produrremo tutta l'energia di cui avremo bisogno da soli; con una dinamo e un pannello solare garantiremo l'autonomia illimitata a tutte le nostre attrezzature. Dimostreremo che si può andare molto lontano senza lasciare nessun segno dopo il nostro passaggio ad emissioni zero.
Cercheremo di documentare ogni paese che visiteremo e di raccontare con foto e video di 5/10 minuti l'uno impressioni, emozioni, incontri. La voce di Simone permetterà anche ai non vedenti di ascoltare il nostro viaggio.
Quindi: reportage sulle diverse situazioni sociali, sulle condizioni di vita delle persone, sulla bellezza della natura, sulla situazione ambientale, senza paraocchi, stereotipi o pregiudizi. Con ironia, stupore, fatica, passione, allegria: cioè tutte le emozioni indispensabili di un viaggio. E dando spazio, anche, ai momenti di divertimento o di tensioni "dietro le quinte" che sicuramente dovremo affrontare.
Vorremmo anche che la nostra iniziativa fosse vista come una campagna di sensibilizzazione contro il razzismo e la paura dell'altro. Religioni, costumi, leggi, convenzioni, tradizioni non possono infatti cancellare la naturale vocazione dell'uomo a vivere in pace. Solo la paura dell'ignoto ci porta a vedere, in un essere della nostra stessa specie, qualcosa di diverso e pericoloso anziché una preziosa risorsa per comprendere e crescere.
Sappiamo che nel percorso entreremo in contatto diretto con situazioni di estrema povertà. Cercheremo di sottolineare come non si tratti di un destino inevitabile, ma sia invece il frutto di scelte sbagliate del nostro folle sistema economico-sociale occidentale.
"Finirai col trovare la via...se prima hai il coraggio di perderti."
(Tiziano Terzani)
Re: "Finirai col trovare la via..." - VersoDoveNonSo
(Da Il Giornale di Vicenza)
Il viaggio di Dino e Simo si è concluso molto prima del previsto. Sono atterrati venerdì sera alle 23.30 all'aereoporto di Malpensa con la fatica di 8600 km sul corpo e nei sensi i ricordi e le percezioni di ventitré stati orientali attraversati, dall'Italia all'Uzbekistan.
"Finirai per trovare la via...se prima hai il coraggio di perderti". La citazione di Tiziano Terzani guida dall'alto il sito che in questi mesi ha accompagnato e seguito il viaggio dei due giovani (www.versodovenonso.com). E Dino Lanzaretti, 33enne di Santorso, e Simone Salvagnin, 26enne ipovedente di Schio, la via l'hanno trovata e persa più volte fino al forzato epilogo che ha interrotto un viaggio che doveva proseguire per altri tremila chilometri, ma che cause di forza maggiore hanno costretto a fermare.
Il tempo e i visti non concessi le cause del ritorno a casa: troppi pericoli e tempi troppo ristretti per giungere al passo Khunjerab, a 4660 metri sul Karakorum tra la Cina e l'India, prima dell'arrivo delle nevicate invernali.
«Mancavano "solo" 3 mila km alla fine del viaggio - raccontano Dino e Simo - e negli ultimi giorni abbiamo fatto quasi 200 km al giorno senza tempi di recupero pur di raggiungere la meta. Era una corsa contro il tempo».
Ma le loro forze spinte all'estremo non sono bastate: le frontiere chiuse in Kirghyzstan e la situazione incerta in Pakistan dopo il recente terremoto, hanno costretto i due giovani a prendere la difficile decisione di interrompere il viaggio.
«La cosa più faticosa è stata ottenere i visti – commentano Dino e Simo -. Quando parti per un viaggio così sai che dovrai fare tanta fatica fisica: ad un certo punto diventa la quotidianità. I momenti di stress sono stati determinati dal dispendio di energia per ottenere i visti per passare le frontiere. É stato più complesso del previsto».
"Versodovenonso" termina il 15 ottobre la propria corsa, ma rimane Dunja, il tandem che li ha accompagnati (il nome significa "mondo" in africano: l'ha scelto Simo), a ricordare che quest'impresa anche se non conclusa, è stato davvero un piccolo miracolo.
Silvia Ferrari
Il viaggio di Dino e Simo si è concluso molto prima del previsto. Sono atterrati venerdì sera alle 23.30 all'aereoporto di Malpensa con la fatica di 8600 km sul corpo e nei sensi i ricordi e le percezioni di ventitré stati orientali attraversati, dall'Italia all'Uzbekistan.
"Finirai per trovare la via...se prima hai il coraggio di perderti". La citazione di Tiziano Terzani guida dall'alto il sito che in questi mesi ha accompagnato e seguito il viaggio dei due giovani (www.versodovenonso.com). E Dino Lanzaretti, 33enne di Santorso, e Simone Salvagnin, 26enne ipovedente di Schio, la via l'hanno trovata e persa più volte fino al forzato epilogo che ha interrotto un viaggio che doveva proseguire per altri tremila chilometri, ma che cause di forza maggiore hanno costretto a fermare.
Il tempo e i visti non concessi le cause del ritorno a casa: troppi pericoli e tempi troppo ristretti per giungere al passo Khunjerab, a 4660 metri sul Karakorum tra la Cina e l'India, prima dell'arrivo delle nevicate invernali.
«Mancavano "solo" 3 mila km alla fine del viaggio - raccontano Dino e Simo - e negli ultimi giorni abbiamo fatto quasi 200 km al giorno senza tempi di recupero pur di raggiungere la meta. Era una corsa contro il tempo».
Ma le loro forze spinte all'estremo non sono bastate: le frontiere chiuse in Kirghyzstan e la situazione incerta in Pakistan dopo il recente terremoto, hanno costretto i due giovani a prendere la difficile decisione di interrompere il viaggio.
«La cosa più faticosa è stata ottenere i visti – commentano Dino e Simo -. Quando parti per un viaggio così sai che dovrai fare tanta fatica fisica: ad un certo punto diventa la quotidianità. I momenti di stress sono stati determinati dal dispendio di energia per ottenere i visti per passare le frontiere. É stato più complesso del previsto».
"Versodovenonso" termina il 15 ottobre la propria corsa, ma rimane Dunja, il tandem che li ha accompagnati (il nome significa "mondo" in africano: l'ha scelto Simo), a ricordare che quest'impresa anche se non conclusa, è stato davvero un piccolo miracolo.
Silvia Ferrari
Argomenti simili
» Trovare il proprio posto nel mondo
» Dalla manifestazione "Bici d'Epoca"
» "Gustiamo il verde": escursione in bicicletta
» La lupa "PARTENOCAPITOLINA" ed il suo orgoglio
» Dalla manifestazione "Bici d'Epoca"
» "Gustiamo il verde": escursione in bicicletta
» La lupa "PARTENOCAPITOLINA" ed il suo orgoglio
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.